Un invito a leggere l’interessantissimo libro di J.M. COETZEE, La vita degli animali (Adelphi, 2000), a partire dalle parole di un’antropologa che avverte che prima di imbarcarsi in discorsi su ciò che dovrebbe essere, è opportuno “gettarsi” a vedere quel che c’è.

E’ significativo che delle quattro “risposte” fornite da un critico letterario, un filosofo esperto di bioetica e una storica delle religioni, alle conferenze tenute nel 1999 all’università di Princeton da J.M. COETZEE, l’ultima sia quella di un’antropologa che ha studiato sul campo il rapporto uomo-primati.

Coetzee elabora le due Tanner Lectures in forma di racconto, che riproduce specularmente la propria situazione di scrittore invitato a tenere delle lezioni: Elizabeth Costello è infatti una scrittrice che parlerà di uno dei suoi temi preferiti, gli animali, e scatenerà da diversi fronti scetticismo e, più spesso, una compatta opposizione.
L’argomento, di natura analogica, che fa più scandalo è quello istituito tra la violenza dell’industria zootecnica sugli animali e quella nazista sugli ebrei. Ma forte è anche quello che, basandosi su testimonianze poetiche, rivendica il valore della facoltà dell’empatia per entrare in comunicazione con l’altro-da-noi che è l’animale.

E così Coetzee raccoglie abilmente, attraverso i personaggi che di volta in volta intervengono, l’ampio ventaglio delle opinioni sul rapporto uomo-animale (dalla questione dei diritti dell’animale a quella del vegetarianesimo, dai maltrattamenti alla comprensione), concludendo con un finale a mio avviso aperto: la stessa radicale posizione di Elizabeth Costello, non potendosi fondare su argomenti logico-razionali, intersoggettivamente condivisibili («La vita è così. Tutti scendono a patti con la vita, perché tu non puoi? Perché tu non puoi?», p. 85), viene a collocarsi sul confine tra la “salute” e la “pazzia” («E’ possibile, mi chiedo, che tutti quanti siamo complici di un crimine di proporzioni stupefacenti? Sono tutte fantasie? Devo essere pazza. Eppure ogni giorno ne vedo le prove», ibid.).
Forse la stretta a cui conduce il finale del racconto – un’anima schiacciata tra la propria necessità (non poter fare altrimenti) e la plateale incomprensione che incontra, fino a rischiare l’implosione – può sciogliersi alla luce delle conclusioni che l’antropologa Barbara Smuts (Univ. del Michigan) appone al resoconto dei tratti salienti della esperienze avute, in veste scientifica e non, con i babbuini e con il proprio cane:
«Come direbbe Elizabeth Costello di tutto questo? Suppongo che non si stupirebbe delle mie esperienze con i babbuini o del mio rapporto con Safi. Sembrano infatti in armonia con la sua tesi che “non vi sono limiti alla nostra capacità di entrare col pensiero nell’essere di un altro”. Ma io formulerei il pensiero in termini leggermente diversi, legati meno all’immaginazione poetica e più all’incontro concreto con altri animali.
La mia vita mi ha persuaso che le limitazioni presenti nei rapporti con gli altri animali non dipendono dalle loro deficienze, come tanto spesso presumiamo, ma dalle nostre idee ristrette su ciò che essi sono e sul tipo di rapporto che possiano avere con loro. E quindi concludo invitando chiunque abbia interesse per i diritti degli animali ad aprire il suo cuore agli animali che ha intorno, e a scoprire per conto suo cos’è l’amicizia con una persona non umana» (p. 142-143).

Protty
Protty è stato un coniglietto vissuto dal 1999 al 2005. Nell'autunno del 2000 - col suo amico umano Roberto e la sua compagna Susina - ha dato vita a un sito Web: protty.it, che negli anni è diventato una community che ha raccolto moltissimi appassionati.

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