Encephalitozoon (Nosema) cuniculi è un microscopico parassita appartenente alla famiglia dei Microsporidi. E’ costituito da una sola cellula, e vive all’interno delle cellule degli animali che infesta. Colpisce in modo prevalente il coniglio, ma occasionalmente anche altre specie. L’infezione è stata infatti segnalata in uccelli, topo, cavia, criceto, cane, gatto scimmie e uomo, tuttavia raramente si manifesta in forma grave nelle specie diverse dal coniglio. L’infezione è invece molto seria nelle persone affette da AIDS, a causa della grave compromissione del loro sistema immunitario.

Trasmissione

L’infezione avviene per via orale, prevalentemente con l’ingestione di cibo contaminato da urine infette. Il parassita si replica all’interno delle cellule, che al termine del ciclo riproduttivo si rompono, stimolando una reazione infiammatoria. Gli organi colpiti sono principalmente i reni e il cervello, e talvolta il fegato e il cuore. Il feto può essere infettato durante la gravidanza; in questo caso il parassita può invadere il cristallino dell’occhio del feto, e di conseguenza dopo la nascita si verifica un’infiammazione dell’iride e una cataratta (che consiste in un opacamento del cristallino, la lente trasparente dell’occhio).
3-4 settimane dopo il contagio si trovano in circolo anticorpi prodotti dall’organismo del coniglio contro il parassita, mentre le spore (la forma di diffusione del parassita) si rinvengono nelle urine a partire da 4 settimane dopo l’infezione per un periodo di due mesi.

I conigli infetti eliminano il parassita con le urine, che sono la fonte dell’infezione per gli altri animali. Altre forme di trasmissione sono presumibilmente legate all’infestazione di parassiti interni ed esterni. Per i conigli giovani la fonte di infezione più probabile è costituita dall’urina della madre infetta. Un coniglio da compagnia alloggiato in casa, senza contatti con altri animali, ha poche probabilità di infettarsi. Il coniglio può contrarre la malattia non solo dai compagni di gabbia, ma anche da roditori o conigli selvatici.

Cessata la produzione di spore, il coniglio non è più infettante, ossia non è più in grado di trasmettere la malattia.
E’ improbabile che un coniglio adulto sano sia contagioso (vale a dire, che elimini il parassita con le urine). I conigli sotto i quattro mesi di età possono invece aver contratto il parassita dalla madre e quindi possono essere eliminatori di spore con le urine, anche in assenza di segni clinici evidenti. Pertanto è una buona norma di profilassi tenere isolati i coniglietti appena acquistati da eventuali altri conigli presenti in casa, finchè non hanno raggiunto i 5 mesi di età.

Segni clinici

I segni clinici causati da E. cuniculi possono variare da infezioni del tutto asintomatiche (il coniglio ospita il parassita ma questo non gli provoca alcun sintomo), allo sviluppo di sintomi gravissimi, fino alla morte. I segni clinici sono, per la maggior parte, causati dalle lesioni cerebrali e renali, meno spesso da quelle epatiche, cardiache e del cristallino.
Le lesioni possono localizzarsi in qualunque area del sistema nervoso centrale (cervello e spina dorsale), e secondo l’area colpita si avranno diversi sintomi: morte improvvisa, convulsioni, incoordinazione, torcicollo, paresi o paralisi, sordità. Sintomi più lievi sono rappresentati da movimenti anormali dei globi oculari (nistagmo) o lievi oscillazioni del corpo quando l’animale è a riposo. Talvolta il coniglio manifesta alterazioni del comportamento. Il sintomo più comune è rappresentato da lesioni di tipo vestibolare (correlate al centro dell’equilibrio) che vanno da una semplice inclinazione della testa, all’incapacità di restare in piedi e al rotolamento da un lato.
Sintomi di questo tipo non sono tuttavia specifici, vale a dire non compaiono solo nell’encefalitozoonosi, ma possono essere causati da altre malattie, prima di tutte la pasteurellosi (infezione batterica da Pasterurella multocida), ma anche toxoplasmosi (infezione parassitaria da Toxoplasma gondii), tumori cerebrali, traumi, otiti (infezioni dell’orecchio). I segni renali sono rappresentati da poliuria (aumento della quantità di urina) e polidipsia (aumento della sete), anche questi non specifici di encefalitozoonosi.
La diagnosi definitiva non può essere eseguita nell’animale in vita, e può essere solo ottenuta con l’autopsia ed esami di laboratorio (coltura, esame istologico del tessuto cerebrale o renale).

Diagnosi

Come già detto nell’animale in vita di solito non è possibile distinguere tra le varie cause di lesioni cerebrali, anche se i segni neurologici possono essere suggestivi delle diverse forme. E’ possibile eseguire, da un prelievo di sangue, un test di laboratorio specifico per l’encefalitozoonosi, tramite la misurazione degli anticorpi prodotti dal coniglio contro il parassita. Tuttavia la rilevazione di tali anticorpi, anche se suggestiva, non rappresenta una diagnosi di certezza. La presenza di anticorpi indica infatti che c’è stata un’esposizione al parassita, ma non necessariamente che è questo a provocare i sintomi osservati, che possono essere in teoria dovuti ad altre patologie. Inoltre è dimostrato sperimentalmente che non c’è una relazione diretta tra la presenza di anticorpi e la presenza del parassita nel tessuto cerebrale, e neppure una relazione diretta tra la quantità di anticorpi (il titolo anticorpale) e la quantità di parassiti presenti. Uno studio condotto negli Stati Uniti ha dimostrato la presenza di anticorpi contro E. cuniculi nell’80% dei conigli da compagnia normali. Questi elementi rendono il test di limitata utilità nel coniglio da compagnia. L’utilità del test è invece indubbia se il risultato è negativo, perché permette di escludere dalla lista delle diagnosi differenziali l’encefalitozoonosi.
Gli animali infetti eliminano il parassita per via renale, quindi un esame delle urine può permettere talvolta di fare diagnosi di encefalitozoonosi. Un esame negativo non permette di escludere la malattia, perché l’escrezione non avviene in modo continuo, mentre il rinvenimento del parassita costituisce una diagnosi certa.

Terapia

La possibilità di miglioramento o guarigione è molto variabile. I casi lievi hanno buone possibilità di guarire completamente; la prognosi è tanto più sfavorevole quanto più gravi sono i sintomi nervosi. Alcuni casi regrediscono spontaneamente senza trattamento, forse per la risposta immunitaria del coniglio. Le lesioni renali regrediscono con il trattamento senza lasciare conseguenze.
Dal momento che non è possibile differenziare con certezza se i sintomi nervosi sono dovuti all’encefalitozoonosi o alla pasterurellosi, alcuni veterinari consigliano di iniziare il trattamento di entrambe le malattie (in attesa eventualmente dei risultati dell’esame sierologico o di altri test), procedendo con la somministrazione sia di antibiotici che di antiparassitari. L’utilizzo di farmaci antinfiammatori, per attenuare i sintomi nervosi, è controversa, e deve comunque essere limitato ad una sola somministrazione all’inizio della terapia. Per ora tuttavia mancano dati certi sull’efficacia di antiparassitari, quali l’albendazolo o il fenbendazolo, sul parassita; inoltre il dosaggio di questi farmaci è empirico e non sostenuto da test clinici; non ci sono comunque, di norma, effetti collaterali dannosi.
Può essere di aiuto anche la somministrazione di farmaci sedativi quali le benzodiazepine o di farmaci contro la cinetosi (il mal di macchina).
Nelle prime fasi della malattia, quando il coniglio è incoordinato e tende a rotolare al minimo tentativo di muoversi, può essere utile confinare l’animale in una gabbia imbottita con un panno morbido (invece paglia, ghiaino per gatti, e simili materiali devono essere evitati perché possono causare lesioni agli occhi). Dal momento che il cervello ha grandi capacità di compensare le lesioni vestibolari, appena possibile occorre incoraggiare il coniglio a muoversi e a fare attività. L’immobilizzazione prolungata ostacola il recupero funzionale, e quindi è sconsigliata.
L’appetito viene considerato un valido indicatore della prognosi: i conigli che continuano ad alimentarsi, seppure con qualche aiuto da parte del proprietario, solitamente guariscono. Quelli che rifiutano il cibo difficilmente superano la malattia.
I sintomi possono regredire completamente, oppure può permanere una deviazione della testa da un lato (il cosiddetto “torcicollo”) più o meno pronunciato. Nonostante il torcicollo, il coniglio è di solito in grado di condurre una vita pressoché normale e felice, e non va quindi presa in considerazione l’eutanasia solo per la presenza di questo sintomo..

Se un coniglio ha una sospetta infezione da E. cuniculi, i conigli che sono stati in contatto con lui possono essere trattati preventivamente con farmaci attivi contro il parassita, quali albendazolo o fenbendazolo, che hanno dimostrato sperimentalmente di prevenire la malattia in conigli appositamente infettati.

Disinfezione

Ogni materiale che è venuto a contatto con l’urina andrebbe preferibilmente eliminato o distrutto, in quanto non ci sono studi sull’efficacia dei vari disinfettanti nei confronti di E. cuniculi. In alternativa si possono utilizzare i disinfettanti a base di fenoli o una soluzione concentrata di varechina, entrambi da risciacquare con cura.

Punti chiave

· La reale incidenza dell’encefalitozoonosi nei conigli da compagnia in Italia è sconosciuta, così come permangono ancora molti punti oscuri sulla conoscenza della malattia in questa specie.
· La malattia è una potenziale zoonosi, ma rappresenta un rischio significativo solo per individui con gravi compromissioni del sistema immunitario
· L’infezione si verifica con l’ingestione delle spore del parassita
· La fonte di contagio principale è l’urina emessa dai conigli infetti
· La presenza di un’infezione non significa necessariamente la comparsa di segni clinici
· Non esiste una diagnosi certa della malattia nel coniglio vivo
· Il test sierologico, che valuta la presenza di anticorpi, è di significato incerto
· Molte altre malattie causano segni clinici simili all’encefalitozoonosi
· Non si conosce la reale efficacia della terapia
· In seguito alla malattia può verificare la guarigione completa, o miglioramenti di grado variabile, o la morte

In conclusione, è piuttosto improbabile che un coniglio di più di quattro mesi di età che vive in appartamento, isolato da altri animali, possa contrarre un’infezione da E. cuniculi. In caso di “torcicollo”, l’encefalitozoonosi in questo caso non è sicuramente ai primi posti nella lista delle diagnosi differenziali.

Marta Avanzi, Med. Vet.

Protty
Protty è stato un coniglietto vissuto dal 1999 al 2005. Nell'autunno del 2000 - col suo amico umano Roberto e la sua compagna Susina - ha dato vita a un sito Web: protty.it, che negli anni è diventato una community che ha raccolto moltissimi appassionati.

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